MSACPresidenteRiflessione

La buona scuola: bene per la persona, patrimonio per la società

L’autunno è la stagione in cui, da diversi anni, le attività didattiche della scuola subiscono rallentamenti forzati. Sono conosciuti in gergo scolastico come “ottobrite” o “novembrite”: periodo nel quale gli studenti fanno di tutto per “rimediare” una pausa dal tempo scolastico e riunirsi in assemblee permanenti/occupazioni. Sono stati molti, anche per questo autunno, gli Istituti di Istruzione Secondaria superiore del territorio cosentino coinvolti in questa consuetudine che affonda le radici nell’autunno ’67 quando, in gran parte degli Atenei nel nord Italia, gli studenti occupavano le facoltà. Il sistema scolastico italiano e quello universitario erano molto arretrati e inadatti a una società in rapida evoluzione (forse per alcuni aspetti arretrati e inadatti lo sono ancora oggi!). Quell’epoca, conosciuta come il Sessantotto, segnò l’inizio di una lunga fase di agitazioni sociali, che si estesero dagli studenti ai lavoratori, a settori intellettuali e professionali, e mantennero notevole intensità fin verso la metà degli anni Settanta, divampando dagli Stati Uniti a gran parte dell’Europa occidentale e furono spunti per rivolte contro i regimi dell’Europa dell’Est. Furono anni di lotta e scontri aperti che, spesso, degenerarono in tumulti o fatti gravi di violenza per contestare valori tradizionali e istituzioni, non solo causati dalle estreme idee politiche di destra o sinistra radicate in quegli anni, ma animate anche dal desiderio di libertà. Fu soprattutto scontro tra generazioni, visto che i gruppi che diedero impulso al Sessantotto erano costituiti prevalentemente da giovani. Si trattò, per certi versi, della ribellione di una intera generazione.
Erano gli anni, quelli, dell’impegno politico e sociale nell’università e nella scuola che avrebbero costruito l’attuale forma democratica di compartecipazione degli studenti e dei giovani alla definizione degli spazi nei quali erano chiamati a vivere e nei quali, ancora oggi, le giovani generazioni ripongono le basi per costruire il loro futuro. Da allora le politiche giovanili e la cittadinanza studentesca sono profondamente cambiate, così come è cambiato il sistema scolastico che ha portato alla scuola dell’autonomia degli anni Novanta, figlia dell’Europa unita.
La scuola è diventata, oggi, un luogo dove ci si propone di condividere un’esperienza di socialità ampia, luogo privilegiato per accompagnare cammini di crescita intellettuale, sociale, civica delle nuove generazioni.
Qualche settimana fa, il Movimento Studenti di Azione cattolica della nostra diocesi, con l’iniziativa Oktoberfest2014, ha promosso un incontro tra studenti di alcune scuole cosentine per contribuire all’iniziativa del Ministro dell’Istruzione Giannini: “La buona scuola”. Ottimo ragazzi del MSAC, continuate così! Fare sentire la propria voce è un dovere e diventa diritto quando quello che avete da dire è per sostenere una giusta causa. Tutto questo è anche il frutto di un percorso che, a partire dalle lotte studentesche del sessantotto, ha contribuito a dare voce agli studenti ed ai giovani di tutto il mondo.

Papa Francesco il 10 maggio scorso ha incontrato il mondo della scuola e non ha dimenticato di incoraggiare, anche in quella occasione di festa, chi nella scuola opera, cresce e fatica per testimoniare l’importanza che questa istituzione riveste per la gente, per le famiglie, per i giovani.
Due eventi questi, quello più recente del MSAC diocesano e l’incontro di qualche mese fa del Papa con il mondo della scuola, apparentemente distinti, sono legati profondamente da quella sfida educativa che la Chiesa Italiana ha lanciato in questi anni e con la quale vuole ancora accompagnare la società.

Gli orientamenti pastorali del decennio 2010/2020 – Educare alla vita buona del Vangelo – ed il nuovo documento della CEI di maggio 2014 – Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia “Amare e fare amare Gesù” – rilanciano la scelta educativa che sta a cuore alla Chiesa ed all’Azione cattolica e che, in qualche modo, anima anche la scuola italiana.

L’interesse per la scuola non si esaurisce solo con qualche proposta di riforma o con scioperi e manifestazioni, forse dal sapore antico, ma richiama l’impegno di tutti ed un interesse crescente verso l’azione educante, oggi meno invasiva di un tempo ma forse più efficace se condotta da tutta comunità perché parte del bene comune. Nel discorso al mondo della scuola italiana del 10 maggio 2014 Papa Francesco cita un vecchio adagio africano: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio!”. Tutti ci dobbiamo sentire coinvolti in questo delicato impegno: intraprendere “la strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve saper parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani.” (Papa Francesco, Discorso al mondo della scuola italiana – 10 maggio 2014).

Non lasciamoci rubare l’amore per la scuola! La speranza animi l’educazione perché “l’anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile” (Benedetto XVI – Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione).
Buona scuola a tutti!

Giuseppe Schiumerini

BodyPart

BodyPart (1)