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oggiètempoper…#PARTECIPARE

Uno per tutti, tutti per Uno!

Andiamo dritti sopra, dove la parete s’inclina e la linea di salita è meno evidente. La nuvola insacca il pilastro, andiamo un po’ a tentoni, trovo qualche traccia, consumo tutto il tratto di corda che ci separa, cinquanta metri, mi accorgo che non me ne può più allungare, mi fermo a uno spuntone. Il sacco della nuvola perde una pioggerella che stuzzica gli occhi, vedo il suo punto rosso che arriva luccicante risalendo dal fondo grigio di vapore e pietra. Ci guardiamo le facce gocciolose. Siamo quasi fuori, anche se non si vede la cima. Siamo due, il contrario di uno e della sua solitudine sufficiente.

Erri De Luca, Il contrario di uno

Può sembrare fuori luogo, in un tempo di isolamento parlare di partecipazione: in fondo ci viene chiesto da oltre un mese di non condividere spazi, abbracci, appuntamenti comuni. Eppure il tempo dell’isolamento sociale non è per forza il tempo dell’individualismo.

Partecipare, nella sua etimologia latina, richiama il “prendere una parte” (partem + capio); e in fondo questo è il tempo in cui ciascuno di noi sta facendo la sua parte e sta facendo spazio nella sua vita ad uno o più spicchi della vita degli altri. Restare a casa ci riporta, in maniera estremamente concreta, all’idea che nessuno si salva da solo …dal contagio come dall’egoismo.

“Ciascuno di noi è custode di chi ha accanto: per parentela, per amicizia, per lavoro, per vicinato. Ciascuno di noi è affidato agli altri e altri sono affidati a noi, perché Dio muove tutto per spingerci ad amare di più ed essere amati di più”

Alessandro D’Avenia, Ciò che inferno non è

Proprio nel momento in cui siamo isolati nei nostri pensieri, distanziati dagli affetti, ‘chiusi’ nelle nostre case… la vita di ciascuno è connessa in maniera così stretta a quella della comunità. Allo stesso tempo l’esperienza lavorativa porta tanti fratelli a spendersi e a rischiare in prima persona perché le vite degli altri possano continuare in maniera serena, per assicurarci comunque una parte di quell’ordinario che stiamo imparando a non dare più per scontato: uno per tutti, tutti per uno.

Stiamo sperimentando la cura concreta dell’altro che passa attraverso scelte di prudenza, di solidarietà, di rinuncia; la responsabilità verso il paese in questo frangente non sta tanto in manifestazioni di piazza o in proclami convinti, anzi forse proprio in questo momento ci è chiesto di apprendere l’arte dell’ascolto, della sobrietà, della comprensione reciproca …nel cuore, in casa, sui social!

Se esercitiamo i nostri occhi nello sguardo verso la storia del nostro paese questo tempo strano può diventare un’esperienza di cittadinanza attiva pur restando fermi.

…e poi non partecipiamo solo alla vita della società civile, ma siamo pietre vive e tessere importanti di quel mosaico straordinario che è la Chiesa: stiamo vivendo un’esperienza di essenzialità che, tuttavia, nutre il nostro senso di appartenenza alle comunità parrocchiali come alla Chiesa universale: i nostri legami di comunità ritrovano in questi mesi sostanza nella dimensione essenziale di una chiamata comune. Stiamo sperimentando che finanche la vita associativa, sempre densa di riunioni e appuntamenti ad ogni livello, può andare avanti con un passo diverso ma sempre ricco di una vita che si racconta alla luce della Parola.

Eppure ci manca l’incontro, ci manca la liturgia… eppure stiamo vivendo concretamente il nostro essere “Chiesa per il mondo”; quando mettiamo da parte l’incontro ‘per noi’ stiamo lasciando spazio al nostro essere ‘per l’altro’.

Anche in questa esperienza stiamo partecipando, l’uno con l’altro, di una chiamata a condividere sempre di più la strada dove Cristo cammina con noi.

Le Persone divine sono relazioni sussistenti, e il mondo, creato secondo il modello divino, è una trama di relazioni. Le creature tendono verso Dio, e a sua volta è proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra cosa, in modo tale che in seno all’universo possiamo incontrare innumerevoli relazioni costanti che si intrecciano segretamente. Questo non solo ci invita ad ammirare i molteplici legami che esistono tra le creature, ma ci porta anche a scoprire una chiave della nostra propria realizzazione. Infatti la persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da sé stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature. Così assume nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso in lei fin dalla sua creazione. Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità.

Papa Francesco, Laudato si’ 240

Gesù, infatti, è il primo ‘partecipante’: colui che prende parte alla nostra storia, viene a condividere i nostri passi, assume i brandelli della nostra condizione umana per ricucire tutto in un disegno di felicità: Uno per tutti, tutti nell’Uno!

Seguendo i suoi passi proviamo a non sentirci soli, seppur a distanza, proviamo a guardare verso l’altro e cogliamo la parte che ci è affidata per custodirla attraverso scelte di carità, relazioni autentiche, slanci coraggiosi che spezzino la solitudine.

Forse anche io, già oggi già qui, posso partecipare alla vita dell’altro, posso prendere un lembo di questa storia così ricca di grazia, anche io posso afferrare un frammento del sogno di Dio per sprigionare il Regno dei cieli in questo tempo sospeso.

Quelli che arriveranno 
Chissà come saranno 
E se avranno le stesse tue mani 
Se saranno più alieni o più umani 
E se avranno le solite gambe, le solite braccia, le solite facce 
Ma chiuso nel petto magari un cuore più grande

Brunori SAS, Quelli che arriveranno (Cip 2020)

Nel testo S. Köder, Sofferenza e simbolo

Azione Cattolica Cosenza-Bisignano, Campi giovani e giovanissimi 2012