PresidenteRiflessione

VIVERE NEL TEMPO TOCCARE L’ETERNO

PENSANDO AL 5°CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE DI FIRENZE 2015

In Gesù Cristo il nuovo umanesimo

Ho trovato molto interessante quanto ha scritto il Card. Gianfranco Ravasi su AVVENIRE del 21.09.2014. Il Card. Ravasi spiega che il tempo, CHRONOS E KAIROS (tempo cronologico e tempo esistenziale), è la realtà più decisiva per definire il nostro “essere materiale” ed il nostro “esistere interiore”. Ravasi utilizza una citazione di Gramsci per essere più esplicito: il tempo è “semplice pseudonimo della vita”. Ciò che più mi ha colpito nelle parole di Ravasi, spingendomi a riflettere sul senso dell’umano, è che “Dio non rimane relegato  nei cieli luminosi dell’infinito e dell’eterno, ma decide di incamminarsi per le strade polverose della storia  umana e dello spazio terreno”. L’unione tra la storia e l’assoluto introduce il concetto di umano: l’essere limitato in un orizzonte senza fine; solo la fede aiuta a capirlo. Da questa riflessione emerge la necessità di ripensare all’umano valorizzando il tempo. Insieme ad un  calendario di percorsi di formazione e spiritualità, di incontri e momenti di condivisione nelle nostre  comunità e in diocesi è necessario far emergere il desiderio della cristianità nell’uomo. Tradotto nella  nostra umana storia vuol dire: spendere la nostra esperienza di uomini e di donne alla luce del Vangelo nel  nostro tempo e sulle nostre strade. La trasmissione del Vangelo passa attraverso la Chiesa che vive in comunione: pastori, presbiteri, diaconi,  religiosi, consacrati, laici nell’unità e molteplicità di carismi, nella cooperazione e corresponsabilità dei battezzati in Cristo. “Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni.” (EG 120)

Tre atteggiamenti possono aiutarci a rappresentare più concretamente il concetto dell’agire nel nostro  tempo: crescere, raccontare, accompagnare. Crescere come credenti e come persone, prendendo sul serio ogni persona ed il progetto che il Signore ha  su di essa. Raccontare la ricchezza del dono ricevuto, del nostro incontro con Gesù. Accompagnare è  vicinanza, dialogo, pazienza è “arte” come dice il Papa: “perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali  davanti alla terra sacra dell’altro” che bisogna vedere “con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana.”. (EG 169)

Sempre su invito di papa Francesco possiamo essere gioiosi messaggeri di proposte alte, “vi sarà più gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (Lc 15, 7) Ritornando alla riflessione del Cardinale Ravasi sul tempo, egli conclude con questa citazione: “Afferrare il punto di intersezione tra l’eterno e il tempo è occupazione da santo.” (Tomas S. Eliot)

Abbiamo bisogno di cercare questa “occupazione”, vogliamo diventare santi, vogliamo essere fedeli, sempre più fedeli alla Speranza che non delude. Il nostro compito è “uscire a seminare”, poi al resto ci pensa il Buon Dio! Che non vuol dire credere solo alla “manzoniana provvidenza”, ma è affidarsi all’azione dello Spirito Santo, presente nell’agire della Chiesa.

Ciononostante, come figli di questa epoca, tutti siamo in qualche modo sotto l’influsso della cultura attuale globalizzata, che, pur presentandoci valori e nuove possibilità, può anche limitarci, condizionarci e persino farci ammalare. Riconosco che abbiamo bisogno di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori pastorali, «luoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui condividere le proprie domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profondità con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza, al fine di orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali»  AZIONE CATTOLICA ITALIANA, Messaggio della XIV Assemblea Nazionale alla Chiesa ed al Paese (8 maggio 2011). (EG 77)

Se il nostro compito è seminare il nostro campo di missione è l’uomo, con le sue debolezze e le sue ricchezze! Uscire a seminare è avere fiducia nell’educare “per orientare al bene ed al bello”, seminare è vivere il proprio tempo, CHRONOS E KAIROS, con passione: lavorare, insegnare, leggere, curare, abbracciare, pregare. Questa è “la fatica della speranza” che ci fa sentire “anime inquiete”, anime in cerca  di rigenerare sempre la propria fede in Gesù.

Le più belle pagine della Chiesa sono sempre state scritte da anime inquiete e se fra i cattolici si spegne l’inquietudine c’è il rischio che si spenga anche lo Spirito.” (P.Mazzolari)

Giuseppe Schiumerini