La speranza non delude! – I giovani di AC al Giubileo 2025
Perché partecipare al Giubileo? È una domanda che ci ha accompagnato lungo tutto il cammino verso Roma. Non è facile — e forse non lo sarà mai — essere giovani che sperano in un mondo che sembra premiare soltanto l’efficienza, l’individualismo, la performance. Viviamo in un tempo in cui la speranza appare fuori moda, se non addirittura inutile: una virtù fragile, quasi “perdente”, che sembra appartenere solo a chi non riesce a imporsi. Eppure, è proprio qui che nasce la vera domanda: perché scegliere, nonostante tutto, di esserci?
La prima risposta che ci portiamo a casa è la memoria. Il desiderio che ci ha portato a Roma è stato animato dalla percezione del bisogno di fare memoria di chi siamo, di ciò che ci ha preceduti, di tutte quelle grandi imprese nate da uomini e donne normali, animati da una speranza più grande di loro, capace di gettare lo sguardo lontano, fin dove ancora non si riesce a vedere. Roma ci ha ricordato che la speranza è viva: non è un rifugio per anime ingenue o deluse, ma è la forza profetica di chi ancora osa credere. “La speranza non delude” (Rm 5,5): l’abbiamo toccato con mano, tornati a casa più ricchi, più consapevoli, più convinti del fatto che sperare è realmente un atto rivoluzionario.
In questa esperienza, abbiamo imparato che il mondo non è fatto solo di bianco e nero, ma è complesso e si presenta come una tavolozza piena di colori. E lo è stata davvero Roma, dal 27 luglio al 3 agosto: strade invase da volti e lingue diverse, musiche, sorrisi, abbracci. Una festa vera, che nasce prima di tutto nel cuore, scosso dall’incontro. Un’energia che non va sintetizzata o spiegata, ma mescolata, condivisa e contaminata, perché seguire il Signore significa proprio questo: riconoscerci, prima di tutto, come popolo in cammino.
Abbiamo riscoperto la preghiera come gioia, non come abitudine. Non esiste un solo modo per pregare: pregare insieme, in tante lingue e stili diversi, ha reso il nostro dialogo con Dio più pieno, più vero. In quelle differenze abbiamo sentito la Sua presenza viva. E ci siamo ricordati che l’incontro con Lui non è mai solo intimo: è relazione, è rete, è comunione.
Abbiamo fatto esperienza di una Chiesa che ancora oggi ci accoglie, ci ascolta, ci abbraccia. Indimenticabile la veglia di sabato, quando Papa Leone XIV ha rivolto le sue prime parole da Pastore ai giovani di tutto il mondo: parole che porteremo nel cuore e che ci orientano nel ritorno a casa. Perché sì, crediamo che sperare significhi anche questo: gridare al mondo che la nostra storia — personale e collettiva — è una storia bella, anzi, una storia benedetta.
Ora che torniamo a casa, sentiamo il bisogno di condividere delle coordinate, dei punti fermi da cui vogliamo ripartire, insieme a tutta la comunità.
La prima: sogniamo una Chiesa senza barriere, che parli il linguaggio della comunione e non dei confini e dei perimetri calcolati. Una Chiesa che si lasci contaminare, perché la speranza è per natura inclusiva, aperta, sconfinata.
La seconda: desideriamo una Chiesa “work in progress”, capace di leggere i segni del tempo senza paura, senza snaturarsi, ma con la fiducia di chi sa che Dio continua a creare strade nuove, inedite, per incontrare ogni uomo e ogni donna.
In questa settimana densa, faticosa e travolgente, ci resta nel cuore una certezza: ci sentiamo figli. Figli di una Chiesa che amiamo, a cui vogliamo bene. E proprio per questo, sentiamo il desiderio e il dovere di prendercene cura, di metterci in gioco. Perché la speranza non è un tesoro da custodire in cassaforte, ma un dono da moltiplicare, da raccontare, da vivere.
“Comprare, ammassare, consumare, non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle «cose di lassù», per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità», di perdono, di pace, come quelli di Cristo. E in questo orizzonte comprenderemo sempre meglio cosa significhi che «la speranza non delude.” (Leone XIV, 3 agosto 2025) Ci impegniamo allora, ad essere pellegrini di speranza vera e che trasforma in ogni gesto che accoglie, in ogni parola che unisce e nel colore che rompe il grigio.
Francesco e Lorenzo
Vice presidenti diocesani SG