AssociativiLa voce degli assistenti

Il Seminatore

Carissimi,

innanzitutto un affettuoso saluto a ciascuno e un augurio per un buon inizio dell’anno associativo.

L’impegno triennale che si apre davanti a noi e’ raffigurato dall’immagine del Seminatore che “uscì a seminare”. Immagine che, come ci dicono gli Orientamenti per il triennio, “riprende in modo sintetico i tre verbi che ci sono stati consegnati da Papa Francesco il 3 Maggio: <rimanere con Gesù>, <andare per le strade>, <gioire ed esultare nel Signore>. Tre verbi su cui vi inviterò a riflettere nei mesi a seguire. Anche il Convegno Nazionale per Presidenti e Assistenti diocesani ha avuto come tema “Il seminatore uscì a seminare”.

L’immagine del Seminatore che a piene mani getta il seme sui terreni è suggestiva. Si tratta di un gesto di grande fiducia e speranza che non tiene conto del terreno su cui andrà a cadere il seme.

Al seminatore non interessa il raccolto. Al momento interessa la seminagione ed esce per questo. Il seme viene gettato ovunque e con generosità, viene quasi “sprecato”, ma questo non importa. A causa dei vari ostacoli gran parte andrà perso, ma la resa ultima, se pur minima secondo i criteri umani, merita quello spreco e quella fatica. La sola preoccupazione, ciò che sta a cuore al seminatore della parabola, è che tutti i terreni  ricevano il seme, nella speranza che attecchisca e produca frutto.

Non viene scelto il terreno adatto su cui seminare. Non viene scartato il terreno pieno di sassi o di spine da cui ci si può aspettare poco o niente e per cui non vale la pena lavorare. L’insuccesso non scoraggia il seminatore che continua ad uscire e a seminare.

Il terreno si rivela per quello che è dopo la seminagione, non prima.

Il Signore Gesù continua a seminare la sua Parola nei nostri cuori, indipendentemente dalla situazione, dalla condizione, dai meriti. Il seme viene dall’alto, da Dio. A noi il lavorio per accoglierlo, farlo fruttificare, porgerlo ai fratelli con la vita e l’esempio. Entrato nel terreno, il seme diventa una sola cosa con la terra, non rimane un corpo estraneo. Il seme viene da Dio e la risposta viene dall’uomo.

La Parola accolta, lentamente germoglia con inizi appena visibili. “La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere…. È efficace a suo modo e, in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi” (Evangelii gaudium, 22).

A noi il compito di essere i Seminatori del seme accolto, , di aiutare l’attecchimento nei vari terreni, nelle persone, togliendo pazientemente ciò che ne ostacola la crescita e promuovendo ciò che la facilita. A noi il compito di essere  “discepoli-missionari” (Evangelii gaudium, 121).

La risposta favorevole viene dalla libertà di ciascuno, dal momento che Dio stesso si affida alla libertà umana accettando la risposta negativa, il fallimento. Dio sa aspettare perché ama e l’amore è rispettoso dell’altrui libertà che, sovente, in chi ama causa sofferenza.

                                                                                                                                             Don Dario