CaporosaSettore Giovani

Camp’issimo 2014

Sorrisi, abbracci, divertimento, attività suggestive, riflessione. Certo, così si potrebbe riassumere il campo diocesano di AC che ha chiuso lo scorso anno associativo e che ha aperto quello nuovo, ma queste poche parole non bastano per comprendere bene cosa accade in un campo di AC. Non erano semplici sorrisi o banali attività per tenere impegnato un gruppo di giovani ragazzi. Tutto il campo è stato un breve ma intenso percorso formativo che ha visto come protagonisti 35 giovanissimi di AC di tutta la diocesi Cosenza – Bisignano. Educandoli ad un corretto comportamento nei confronti del prossimo, e facendo lievitare la loro fede, come il pane, attraverso l’incontro con Dio. Dio non è un qualcosa di troppo lontano, siamo noi che lo sentiamo lontano, ma lui è sempre lì a farci compagnia, e se in qualche momento non è proprio con noi cerchiamolo nel nostro vicino, dobbiamo solo riuscire a vederlo! Perché Lui non ci lascia mai soli.

“E ti vengo a cercare – fianco a fianco” è il titolo del campo. Frase semplice ma concreta e toccante e soprattutto tema principale di tutto il campo. Sono poche parole ma piene di significati, che i giovanissimi hanno scoperto durante la permanenza al campo.

La normalità di tutti i giorni spesso annoia, si è stufi di tutti i problemi: genitori che stanno sempre addosso ai figli, amici che vogliono fare sempre quello che dicono loro, fratelli antipatici, il proprietario che chiede in anticipo i soldi dell’affitto. Insomma oggi la vita di tutti, anche grazie ai social network, è piena di legami. Talmente tanti legami che è difficile curarli bene tutti allo stesso modo. Per questo esistono 2 tipi di relazioni: essenziali e superflue. Le prime sono quelle più importanti della nostra vita e che non dobbiamo mollare, anche se ogni tanto c’è qualcosa che non va. Mentre le seconde sono quelle relazioni di cui possiamo fare a meno che mettono solamente disordine nella nostra vita. In questo caos di legami è molto difficile concentrarsi sulle persone che ci stanno vicine, diventa difficile essere in armonia con sé stessi. Fino ad un punto tale che a volte si vorrebbe partire per un viaggio di sola andata per vivere su un’isola deserta, senza legami, e quindi senza problemi. Io e basta. In realtà non è così. I legami sono essenziali! L’uomo è speciale proprio per questo, perché sente il bisogno della compagnia dei suoi simili, sente il bisogno di un appoggio, perché reggere il peso del mondo da soli è difficile. Sembrerà strano, ma sono proprio i legami a renderci liberi; ma attenzione, non tutti i legami ci rendono liberi! Sono solo i legami autentici, quelli che ci liberano dagli affanni di tutti i giorni, ovvero quei legami basati sulla fiducia, sulla semplicità, sulla correttezza, sulla sincerità e non basati su interessi o convenienze. Legami pieni di gioia, che sta nelle piccole cose, in un “Ti voglio bene” o un “Grazie” o anche uno “Scusa”. Ultimo, ma non mento importante, è il legame che ci lega a Dio, argomento su cui si è tornato più e più volte, infatti per tutta la durata del campo si sono letti dei piccoli brani, il cui protagonista era Davide re d’Israele. Quale miglior figura se non lui per descrivere un legame libero con Dio. Davide è l’esempio di uomo che nella vita non ha pensato secondo i suoi interessi, ma ha fatto la volontà di Dio, nel modo più semplice possibile: avendo fede in Lui, fidandosi di Lui, a volte anche a costo di perdere persone a lui care. Ma Davide sapeva bene che se Dio gli avesse tolto qualcosa sarebbe stato solo per dargli qualcosa di più grande.

Inoltre bisogna comprendere che la colpa non è sempre altrui. La vera sfida sta proprio nel dire: “Io ho sbagliato, e anche se questa cosa la fanno tutti, io per primo comincerò a non farla”. Pensare che il singolo non faccia la differenza è come pensare che non ci sia la goccia che faccia traboccare il vaso. Quando notiamo qualcosa fatto dalla maggior parte e che non andrebbe fatto, un atteggiamento sbagliato sarebbe quello di mettersi in fila e fare altrettanto, mentre la cosa giusta da fare sarebbe quella di avere fiducia in sé stessi ed essere i primi a non fare quella cosa. Non butti la carta a terra per un giorno, per due, per tre, sono tre carte in meno e il quarto giorno forse qualcuno comincerà a seguire il tuo esempio. Ma se nessuno inizia, il mondo sarà sempre più sporco.

Questi piccoli ma essenziali insegnamenti sono stati raccolti e messi in valigia dai giovanissimi. La parte più importante però non è questa. La parte più importante sarà quella di portare e applicare questi insegnamenti nelle proprie parrocchie, di farli diventare parte integrante della vita di tutti i giorni. Non è un compito facile ma i giovanissimi di AC non hanno paura!

Davide