Settore Giovani

Scambiamoci la pelle

Si alzano titanici dalla terra i monti gelidi dell’Hindu Kush, l’odore rarefatto del freddo invade i polmoni. Cade e si perde lo sguardo nelle gole sinuose del Panjshir, gli occhi non vedono più i Buddha di Bamiyan: c’è il vuoto nel fianco ferito del monte. La Battria conserva ancora nei suoi scrigni l’eco del grido di battaglia di Alessandro Magno: la storia è passata da qui.

Sono Rosario, ho 23 anni e sono un giovane di Azione Cattolica della parrocchia di Loreto. Venerdì ho rivisto dopo tanto tempo i volti cari dell’AC diocesana, in un’occasione preziosa: l’incontro tenutosi nella parrocchia di San Carlo Borromeo e intitolato “Scambiamoci la pelle”, un incontro necessario.

L’Afghanistan è, tutto sommato e prevedibilmente, sparito dai radar: ogni cosa tace. L’interessamento per le sorti del suo popolo è durato quanto durano le ondate di informazioni su internet: poco, nulla, e sembra quasi che niente sia più un evento storico. Ma l’interesse dell’Azione Cattolica non poteva svanire, non poteva essere cosa falsa, ed era necessario dimostrarlo innanzitutto a noi stessi. “Scambiamoci la pelle” è stata l’occasione rarissima di ascoltare chi ha vissuto il caotico agosto 2021 come uno spartiacque nella propria vita, culmine disastroso di vent’anni di guerra al terrore. Ascoltare le parole di Annachiara , giornalista di Famiglia Cristiana che ha saggiato le polveri dell’aeroporto Hamid Karzai nei giorni furiosi dell’attentato dell’Isis-K, e quelle di Nabby collaboratore degli italiani stanziati a Kabul poi costretto ad abbandonare la sua terra come centinaia di migliaia di suoi connazionali, è stato un privilegio – e un grazie va in particolare a Fofana, mediatore culturale che ha permesso di superare barriere linguistiche altrimenti invalicabili.

I loro racconti sarebbero materiale da romanzo, di una storia quasi troppo letteraria per essere vera, se non fossero una realtà ineludibile e pesante come l’Hindu Kush sulle spalle del mondo: sono una chiamata alla responsabilità, responsabilità che si fa innanzitutto e soprattutto studio, conoscenza, occhi spalancati a raccogliere dati e informazioni di ogni tipo e forma. Da una parte la conoscenza, dall’altra i talebani: questo ci ha detto Nabby e questa è oggi la trincea, svuotata dai carri armati e riempita solo dal pensiero che alimenta la speranza, un filo rosso che vive ancora nelle donne e negli uomini di Kabul, di Kandahar, del Panjshir, che rimane salda in un aeroporto che diventa accampamento e filo del rasoio su cui camminare verso una vita libera. “Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, disse un tale, e ci siamo incontrati forse anche per iniziare a farlo, a modo nostro e nello stile dell’Azione Cattolica. Ci prefiggiamo concretezza e ascolto, ma se ascoltare non è possibile per la distanza allora ci si immedesima. C’è chi deve descrivere la giornata di un bambino americano, chi deve raccontare quella di una donna di Kabul: vite a miglia e miglia di distanza, legate tra loro dalle dinamiche insondabili e inamovibili del potere e del denaro. Ma oltre i rapporti di forza, oltre la geopolitica, c’è lo spazio piccolo e gigantesco dell’azione di pace che ogni uomo e ogni donna può compiere per l’altro quando bussa alla porta.

L’intervento di Pino Fabiano serviva a questo: a ricordarci cosa siamo in grado di fare. Abbiamo ascoltato le voci amiche di Sohrab, Sadia e Adama, i ragazzi di Casa Nico di cui la parrocchia di Loreto e l’AC diocesana hanno scelto di prendersi cura da quando una sera Nico Carlucci incontrò Cristo seduto su una panchina, senza una meta, straniero in terra straniera. Abbiamo ascoltato i loro racconti, immaginato la loro infanzia e i loro viaggi, forse sentendoci piccoli di fronte a vite così forti. In loro c’è tutto quel che possiamo fare: tantissimo. Con le parole di Bruce Springsteen, migliori delle mie, lascio ora a voi lettori ogni altra considerazione.

Sometimes the truth just ain’t enough

Or is it too much in times like this?

Let’s throw the truth away, we’ll find it in this kiss

In your skin upon my skin in the beating of our hearts

May the living let us in before the dead tear us apart


We’ll let blood build a bridge over mountains draped in stars

I’ll meet you on the ridge between these worlds apart

We’ve got this moment now to live, then it’s all just dust and dark

Let’s let love give what it gives

Let’s let love give what it gives