Associativi

EUDCATORE: UNA SFIDA POSSIBILE!

Educatore: una sfida possibile! Questo il titolo della giornata diocesana di formazione per educatori e responsabili di AC, che si è svolta domenica 10 Febbraio presso il Seminario Cosentino di Rende. Il programma della giornata è stato ricco di momenti formativi, a cominciare dalla lectio biblica tenuta da Don Dario De Paola sulla figura di Zaccheo (Lc 19, 1-10). Don Dario ha analizzato la figura di Zaccheo, quest’uomo ricco e privo di meriti che attira lo sguardo del Signore. Zaccheo rimane sorpreso dall’attenzione di Gesù nei suoi confronti, si sente amato e non più disprezzato e isolato, e sceglie di cambiare vita e di rimediare alla sua triste condotta. È necessario sentirsi amati per diventare capaci di amare, e l’amore di Dio è abbastanza grande da cambiare nell’intimo le persone, persino quelle etichettate come “senza speranza”.

Ospite di questa intensa giornata è stato Luca Marcelli, Responsabile Nazionale ACR, che ha saputo raccontare con saggezza e con leggerezza le sue sfide quotidiane per tentare di essere un buon educatore, provando inoltre a dare consigli pratici a chi ha scelto di intraprendere questa scelta di vita. Perché la figura dell’educatore è stata accostata a quella del supereroe? I supereroi sono persone “straordinarie” che custodiscono la morale in una società malata. Essi diventano celebri quando nella società c’è qualcosa che non va, e il loro ritorno al successo ai tempi d’oggi non è altro che lo specchio di una crisi storica e culturale che stiamo vivendo, della “centralità dei consumi” in cui siamo inglobati. Allora perché l’educatore è un supereroe? Perché l’educatore è quel giovane, adulto o adultissimo che in ogni azione che intraprende e nelle parole che dice riesce a dare l’esempio e a svolgere quella missione educativa a cui è chiamato, senza vincoli spaziali o temporali. Essere educatore è una scelta di vita che implica un impegno costante. Chi sceglie di aderire all’Azione Cattolica si assume una responsabilità educativa anche se non è educatore perché è la comunità che riesce ad attrarre e a guidare i più piccoli e non il singolo. Fare l’educatore non è semplice, spesso si cade nell’errore di lasciarsi prendere dall’entusiasmo e, terminato questo, di arrendersi alle difficoltà; oppure si tende a dare solo nozioni teoriche per dimostrare di essere preparati mentre poi non si riesce a vivere la povertà delle situazioni che si incontrano. L’educatore non può nulla se pensa di poter fare tutto da solo, senza aver fiducia nell’azione della Grazia, che guida le scelte e le situazioni in base alla volontà di Dio.
Allora l’identikit del buon educatore qual è? L’immagine migliore per descrivere questa figura è quella del “discepolo missionario”, uomini e donne perennemente inquieti perché si pongono in ogni momento la stessa domanda: ”Che cosa posso dare in questo momento della mia vita?”

L’educatore è colui che incarna tre caratteristiche fondamentali: sentimento, intelletto e volontà. Nessuna di queste caratteristiche ha valore se presa singolarmente ma insieme rappresentano la giusta strada da percorrere. Al termine di questo prezioso incontro con Luca Marcelli è stata celebrata la S. Messa presieduta da S.E. Mons. Francesco Nolè, seguita nel pomeriggio da laboratori pratici per educatori e responsabili di AC suddivisi per articolazione e settori. Diamo loro la parola.

ERIKA-ACR: Nel pomeriggio per gli educatori e gli animatori ACR i lavori si sono aperti con l’intervento di Luca Marcelli. Con grande professionalità, preparazione e simpatia Luca ci ha ribadito come catechesi esperienziale non vuol dire soltanto gioco, non vuol dire soltanto mettersi seduti in cerchio ma vuol dire mettere al centro dell’incontro il ragazzo, la sua quotidianità, la sua esperienza vista alla luce della parola di Dio. Se il messaggio sarà significativo per il ragazzo, lui imparerà a conoscere ma soprattutto ad amare il Signore! Nella seconda parte dei lavori ci siamo interrogati sulle nostre fragilità e su come queste influenzano il nostro servizio educativo, perché non siamo educatori soltanto quando il sabato pomeriggio entriamo nella saletta ma siamo persone nella nostra interezza con i nostri limiti e le nostre fragilità. Essere educatori non vuol dire essere supereroi!

ELVIRA-SETTORE GIOVANI: Gli educatori del settore giovani siamo partiti dalla lettura di un piccolo sondaggio fatto all’interno di alcune parrocchie della diocesi. Il sondaggio chiedeva a giovani e giovanissimi di rispondere alla domanda “Resto in A.C. perché..” e, allo stesso modo, a giovani e giovanissimi che non fanno più parte dell’associazione “Sono andato via perché..”. Per quanto bello ed emozionante sia stato ascoltare le motivazioni di chi resta è stato chiaramente, un pò per tutti gli educatori presenti, come un pugno nello stomaco sentire i perché che hanno portato alcuni dei nostri giovani a lasciare l’AC. Proprio da qui sono partite, poi, le singole riflessioni. E’ emerso che rimane per tutti noi un limite quello di capire se esiste ed, eventualmente, qual è un confine entro il quale cercare di richiamare il giovane che si è allontanato. C’è la concreta “paura” di risultare invadenti e la concreta “paura”, allo stesso tempo, di non aver invece tentato il tutto per tutto per non perderlo. Un dilemma, insomma, comune a tutti noi presenti. Abbiamo concluso, mettendo in comunione le varie esperienze, che, comunque, è sempre importante far sentire al giovane che decide di lasciare che noi ci siamo che in ogni momento può, se vuole, contare sulla presenza della famiglia di AC. L’incontro si è concluso con le considerazioni, riportate su un cartellone, di tutte le gioie che si provano nel camminare come educatori accanto ai nostri giovani: si è evidenziato quanto è bello pur sapendo quanto è difficile. La bellezza che si cela dentro ognuno di loro vale la pena anche quando, seguendo il loro cammino fianco a fianco, dovessi portare insieme a loro il peso dei problemi che devono affrontare.

STEFANIA-SETTORE ADULTI: Sulla scia dell’intervento di Luca Marcelli, Responsabile Nazionale ACR e guidati da alcune “provocazioni” riguardanti la responsabilità e l’identità associativa, l’apertura missionaria e la responsabilità generativa, gli adulti hanno declinato la loro “sfida educativa. Emerge la figura di un adulto che è chiamato ad essere cristiano nella vita quotidiana, vivendo la propria laicità là dove la storia lo colloca. Un adulto consapevole della chiamata particolare che è l’AC: un cammino personale verso la santità, vissuto attraverso il servizio agli altri e a sostegno della Chiesa. Nel vivere la loro responsabilità generativa, gli adulti fanno trasparire pienamente e rendono visibili ai giovani i valori che li rendono tali, come far vedere la bellezza del tempo che passa. Adulti supereroi? Assolutamente no…agli adulti è chiesto invece di lasciar trasparire emozioni e sentimenti, vivere bene il proprio tempo, sapersi mettere in discussione e soprattutto non smettere di sognare.

Al termine della giornata forse ognuno è tornato a casa con la consapevolezza che non è affatto necessario essere dei supereroi per svolgere un servizio educativo, basta solo essere disposti a donare al Signore e agli altri il nostro TUTTO e sentirci in continuo cammino per gli altri e con gli altri.

ILENIA CONTE